"Datemi qualsiasi cosa a motore e io ve la porterò al limite" Gilles Villenueve

martedì 20 dicembre 2011

Le auto dei miei primi 6 anni...


Ogni tanto vi tedio con un articolo banale!
Ecco la lista delle macchine che ho guidato.
In realtà avrei voluto stilare un ranking basato su design, motoristica, innovazione ma l’impresa  è molto ardua e per ora mi limito a una semplice elencazione.

Legenda: nome marca, nome veicolo, modello (ex: SW), cilindrata, motorizzazione, anno di immatricolazione (non sempre disponibile):

  1)   Alfa Romeo 159 SW, 2.4 JTDm (2006) 
  2)   Nissan Primera P12 SW, 2.2 DTI (2002)
  3)   Volvo V40 SW phase II, 1.8 B (2001)
  4)   Nissan Primera P10 SW, 1.6 B (1996)
  5)   Renault Scenic I serie phase II, 1.9 TD (2001)
  6)   Fiat Ulisse, 2.1 TD (1996)
  7)   Nissan Micra I serie, 1.3 B (1996)
  8)   Suzuki WagonR+ I serie, 1.0 B
  9)   Volkswagen Polo III serie, 1.3 B
  10)  Ford Fiesta VI serie, 1.4 B
  11)Volkswagen Polo III serie phase II, B
  12) Volkswagen Golf IV serie, TD
  13) Volkswagen Golf V serie, TD
  14) Fiat Bravo II serie, 1.9 TD
  15)  Fiat Grande Punto, TD
  16)  Volkswagen Maggiolino, 1.3 B
  17)  Opel Vectra SW, 1.6 B (1997)
  18)   BMW Mini I serie, D
  19)  Fiat 500 versione sport, 1.3 B
  20)  Mercedes Smart I serie, B
  21)  Mercedes Smart II serie, B
  22)  Renault Clio III serie, TD
  23)  Mitsubishi Space Wagon serie UF,1.9 B
  24)  Fiat 600 II serie restyling 2005 (edizione Torino 2006), 1.1 B
  25) Fiat Brava I serie, B
  26) Seat Marbella Junior, 750 B (1986)
  27) Fiat Punto I serie, B
  28) Opel Corsa serie C, B
  29) Volkswagen Lupo, 1.3 B (2001)

Grazie a: Giulia, Mario, Andrea, Sara, Saverio, Stefano, Giorgio, Giulia, Angelo, Pietro, Massimiliano e Nicola.



sabato 17 dicembre 2011

Risiko

Un post per ricordare il campionato di questo anno, altro che calcio…


giocatori              vittorie           partite giocate              % vittorie su partite gicate
Emanuele Rallo 2 4 50
Marco Narduzzi 2 7 28,5
Andrea Di Cosmo 1 1 100
Davide Rossi 1 8 12,5
Matteo Russo 0 8 0
Valerio Carones 0 7 0
LucaPetrocchi 0 7 0


L'idea è quella di chiudere in bellezza con una partita di fine anno modalità classica con orario illimitato...

martedì 29 novembre 2011

Vivalto

Ieri ho preso, quasi per caso, un Treno Vivalto per arrivare alla stazione di Tuscolana.
Rispetto ai nostri fantastici TAF che coprono la linea Roma-Cesano-Viterbo sembrava di viaggiare con un Freccia Rossa.
Giusto per dirne qualcuna:
1) comodità sedili di viaggio maggiore;
2) presenza prese elettriche per ogni posto a sedere;
3) migliore illuminazione;
4) bracciolo laterale centrale;
5) tabellone informativo completo: minuti di ritardo, velocità treno, fermata successiva, temperatura interna ed esterna, info toilette libera o meno;
6) illuminazione migliore;
7) presenza tavolini retraibili.
Che dire di più?
Credo che già tutti questi piccoli accorgimenti ci farebbero viaggiare meglio.
E attenzione non ho certo chiesto di arrivare in orario.....
Matteo Russo
Inviato da iPhone

lunedì 21 novembre 2011

Trasporti sostenibili e intermodalità


La bici come mezzo per il trasporto sostenibile.

E’ ormai qualche mese che volutamente prendo la MTB per andare all’università. Lo faccio nel caso ci sia uno sciopero, nel caso non abbia la macchina a disposizione ma anche quando voglio velocizzare i miei spostamenti nella Capitale.
Solitamente per andare in facoltà mi avvalgo di una buona intermodalità: macchina, treno, Metro B, piedi. Quattro “mezzi” diversi per seguire le lezioni universitarie.

Piccola parentesi per i non addetti al settore: solitamente viene considerato trasporto intermodale, il trasporto che prevede, per raggiungere una destinazione, almeno due mezzi.
Ora io sono molto favorevole al trasporto intermodale. Ma 4 mezzi diversi per giungere nel posto in cui si studia sono veramente eccessivi.  
Il trasporto intermodale ha funzionato (e sottolineo il tempo al passato) soprattutto per quanto riguarda il trasporto merci. E’ una grande risorsa che andrebbe sfruttata. Non fosse altro perché toglierebbe gomma dalla strada e svilupperebbe dei trasporti sostenibili. E’ un po’ quello che si faceva qualche decennio fa quando Trenitalia nella sua progettualità pensava a medio lungo termine e i binari delle ferrovie arrivavano fino in porto così da permettere al settore Cargo un ottimo sviluppo e un ottima collaborazione con le navi container.  Oggi questo non si fa quasi più.

Torniamo alla situazione romana e alla bici come mezzo di viaggio.
Con la bici il mio tempo di viaggio diminuisce sensibilmente ma soprattutto mi permette di limitare i miei cambi di mezzo a due: bici e treno.
E questo per prima cosa vuol dire maggiore velocità negli spostamenti e minore dipendenza da ritardi e rotture che spesso affliggono i TAF, la Metro B e non solo (anche la mia macchina).

Vengo al punto dicendo che la città di Roma potrebbe investire in maniera maggiore e in modo più continuativo nello sviluppo di piste ciclabili e servizi al cittadino per favorire l’utilizzo della bici. 
E’ quasi impossibile girare con la bici all’interno delle stazioni ferroviarie, per non parlare poi della metropolitana.
Bisognerebbe insistere sul bike sharing e renderlo diffuso. Prevedere spazi appositi sui treni: i TAF attuali non lo prevedono mentre in passato era presente questa possibilità, con spazi riservati e possibilità di ancoraggio della bici stessa.  
Inoltre attualmente il servizio è limitato ad alcuni treni: solo quelli che nell’orario ufficiale Trenitalia, presente in ogni stazione, hanno accanto il simbolino con la bici, per il resto non è possibile.
Per di più il servizio è a pagamento, tramite queste due modalità:
• un supplemento bici di 3,5 euro utilizzabile per 24 ore dal momento della convalida,
• un biglietto di seconda classe valido per lo stesso percorso, e che deve essere convalidato prima di salire in treno.
Poi ovviamente, da classico italiano, nessuno mi ha mai chiesto se ho un biglietto per la mia MTB e nessuno mi ha mai detto che quel treno non offre il servizio bici.

Per quanto riguarda la metro ecco le limitazioni:
l'accesso con bicicletta, ad esclusione di quelle elettriche, sulle linee metro A e B è consentito nei giorni feriali dopo le 20.00 e il sabato e nei giorni festivi per tutta la durata del servizio. Passeggero e bicicletta sono ammessi solo sulla prima carrozza nella direzione di marcia del treno.
Anche qui si dovrebbe pagare, almeno dovrebbe chi non è abbonato:
per gli abbonati Metrebus il trasporto della bicicletta è gratuito, altrimenti anche per ogni bicicletta va acquistato un biglietto.
Le uniche esentate sono le bici pieghevoli:
le biciclette pieghevoli non devono pagare il biglietto e sono ammesse tutti i giorni e per tutta la durata del servizio.

Infine è un peccato che la bici non possa far nulla, almeno per ora, contro i ritardi di Trenitalia.
Delle volte penso che non mi resta che scendere dal treno e continuare in bici.




Fonti:

Codesign Jam


Durante i giorni del 28/29/30 ottobre presso le Officine Libetta (Garbatella – Roma) si è svolta un’interessante tre giorni sulla sostenibilità.

Di cosa si tratta: Co-design Jam.
Il Codesing è un approccio di design condiviso.
Una Codesign Jam prevede di sviluppare un progetto di lavoro condiviso strutturato come una Jam Session tipica del Jazz. Una 48 ore, in questo caso, in cui esperti di vari settori (studenti, architetti, programmatori, fotografi, esperti in IT,  designer) si incontrano e insieme producono un progetto finale.
Questi progetti nel nostro caso sono stati caricati su di una piattaforma nella quale sono presenti i progetti di tutte le 50 città che hanno partecipato alla Global Sustainability Jam (la Jam ha cui ho partecipato).
I progetti che vengono caricati sono poi disponibili per chiunque voglia sviluppare queste idee.  Sul sito si possono trovare tutte le info per una start up. Ogni progetto è corredato infatti di tutto il materiale e le informazioni per essere messo in pratica immediatamente.
Inoltre tutto ciò è possibile poiché tutti i progetti sono registrati come CC (creative commons).
Il tema della Jam è stato playground.  Parco giochi in senso letterale, ma è stato poi sviluppato dai vari jammers in molte direttrici che all'inizio della Jam non mi sarei mai aspettato di pensare. 

L’esperienza.
L’idea implicita nella Jam ha permesso a persone che si sono conosciute direttamente sul luogo di “lavoro” di stringere un contatto forte per lavorare fianco a fianco per 48 ore senza praticamente molte soste. Una forte collaborazione per raggiungere l’obiettivo finale.
La grande forza dell’evento è stata quella di mettere insieme persone di diverse età, con diversi interessi e diversi ambiti lavorativi allo stesso tempo accomunati da un profonda attenzione alla sostenibilità.
L’arricchimento personale è stato proprio dovuto a questa mescolanza creativa. Ognuno ha apportato la sua expertise e l’ha messa a disposizione nelle varie fasi del progetto.

Sicuramente un’esperienza da ripetere.

Ecco il link agli 8 progetti sviluppati a Roma durante la tre giorni: codesignjam

E scusate per il ritardo nella pubblicazione!! 

sabato 15 ottobre 2011

Il ministro "inglese" della guerra

Lo ammetto, non ho un inglese fluente, ma qui la situazione è disastrosa.
Poteva tranquillamente impararsi il discorso a memoria o farselo scrivere e poi leggerlo.
Il problema di fondo è la sfacciataggine con cui gestisce la situazione. 




Mountain Bike ad Oriolo Romano

Per chi può! 
Il giro è molto interessante sia dal punto di vista del percorso che dal punto di vista paesaggistico. 


venerdì 14 ottobre 2011

A Don Andrea Gallo

"La passione per l’uomo, per la vita e per l’accoglienza dell’altro si coniugano in questo specialissimo uomo di fede con un folgorante humor che dissipa ogni esemplarità predicatoria per aprire la porta del dialogo fra pari a chiunque voglia entrare, cristiano o musulmano, ebreo o buddhista, credente o ateo. In don Gallo si compie il miracolo dell’ubiquità: lui è radicalmente cristiano e anche irriducibilmente cattolico, ma potrebbe anche essere uno tzaddik chassidico, così come è un militante antifascista e un laicissimo libero pensatore. Per me il Gallo è un fratello, un amico, una guida certa, un imprescindibile e costante riferimento. Per me personalmente, la speranza tiene fra le labbra un immancabile sigaro e ha il volto scanzonato di questo prete ribelle."

Dalla prefazione di Moni Ovadia all'ultimo libro di Don Andrea Gallo: "“Se non ora, adesso. Le donne, i giovani e la rivoluzione sessuale”


mercoledì 12 ottobre 2011

Zaino in spalla


Oggi molti ragazzi che incontro a Roma sui mezzi o in giro per le strade portano invece di uno zaino sulle spalle, un fantastico trolley: dai bambini delle medie e delle elementari fino a quelli delle superiori che spesso non portano più nulla oltre alla borsetta di Alviero Martini. 
Tanto a che servono i libri di testo.
I ragazzi sembrano dei piccoli manager che girano il mondo con il loro piccolo trolley sempre a far da appendice.
Spesso l’esigenza di comprare un trolley è più sentita dai genitori che dai figli: paura che il peso dello zaino possa far male alla schiena dei propri figli.  
Ma soprattutto lo scelgono per la comodità di portare un trolley con le rotelle.
Sempre più persone utilizzano il trolley per i loro spostamenti, per le loro giornate di lavoro.

Bene credo che questa idea del trolley sia una piccola spia di come parte di questa società si muove e agisce nel proprio ambiente di vita. Credo che molte persone non sono più capaci di portare il loro zaino sulle spalle e che preferiscano trascinare il peso della loro giornata.
Portare una zaino sulle spalle ha un significato profondo (tanto che anche nello scoutismo si utilizza questa frase per riconoscersi in un modo di vedere il mondo): significa prendersi carico di ciò di cui abbiamo bisogno, significa sapere cosa è essenziale per la nostra giornata, saper cosa portare e non. 

Con un trolley tutto diventa più semplice: quasi nessuno sforzo per trasportarlo e soprattutto possibilità di averne di sempre più grandi, tanto hanno le rotelle e non pesano, mica stanno sulle spalle.

Mio nonno, voleva sempre portare il mio zaino quando uscivo da scuola, ho sempre rifiutato.



Industria automobilistica italiana parte 2


 L’opinione di un appassionato qualunque.

Voglio condividere con voi due idee o per meglio dire lo sfogo di due appassionati di auto che ho 
trovato sul web. Sono i commenti a un video che vi inserisco qui di seguito.


Il video per chi è a digiuno del mondo dei rally riguarda un insieme di spezzoni registrati durante varie gare che hanno come soggetto la Lancia Delta S4 appartenente al famoso Gruppo B. Il gruppo B era il gruppo di auto da rally più sviluppate e tecnologicamente avanzate. Dico era poiché il gruppo B chiuse solo pochi anni dopo essere stato aperto (1982 – 1986).

Ecco lo screenshot dei due commenti che ho selezionato.







Al di là del come è detto, entrambi i commenti sono da me condivisi.
In quel tempo la Lancia investiva molte risorse in sviluppo, innovazione e tecnologia. Insieme alla Abarth diede vita a ottime auto da rally. Auto che hanno fatto la storia dei rally.
La Lancia fu negli anni successivi al 1986 sul tetto del mondo dei rally per 6 volte consecutive con l’erede della Lancia Delta S4, la più piccola e meno potente Lancia Delta. (Più piccola e meno potente perché ciò fu imposto dai regolamenti per le gare di Campionato del Mondo di Rally - WRC).
Il marchio Lancia in quegli anni raggiunse l’apice della sua fama mondiale come auto da competizione ma soprattutto nel settore auto per il mercato stradale. Vennero creati modelli che competevano senza problemi con le auto tedesche e francesi e che molto spesso erano migliori sotto il punto di vista motoristico e dell’affidabilità. Basti pensare che la Lancia Delta S4, costruita poi in versione stradale veniva definita “laboratorio tecnologico viaggiante” per le grande innovazioni che portava in campo automobilistico.
Erano gli anni in cui la Lancia investiva molto nel Reparto Corse, dove venivano sviluppate le tecnologie per le macchine da gara che poi, se avevano riscontri positivi, venivano utilizzate per le versioni stradali. Insomma si investiva in ricerca e sviluppo; erano i tempi in cui innovare i modelli era un imperativo.

Il sogno di una ragazzo di 25/30 anni negli anni ’80 e nei primi anni novanta era avere una Lancia Delta. Ora il sogno dei ragazzi della mia età è una Mini o una Bmw o al massimo un Alfa (per non parlare solo male dell’industria automobilistica italiana).

Ora il Reparto Corse è stato chiuso, anzi sono quasi venti anni che è stato chiuso e i risultati si vedono. La macchina più sportiva che hanno creato è la Lancia Y o, se proprio vogliamo mettere il dito nella piaga, la nuova Lancia Delta, ribattezzata Lancia Delta 3. Nulla a che vedere con l’antenata degli anni ’80.  
E nulla a che vedere con le vendite che la Delta ebbe nella sua prima edizione.

Ecco i dati* delle vendite delle 2 Delta a confronto per i primi 4 anni di produzione.

Delta 1
numero di vendite 
Delta 3
 numero di vendite
1979
6.667
2008
9.474
1980
57.128
2009
20.293
1981
49.611
2010
16.846
1982
44.939
2011
non ancora disponibile

P.s.
Specifico che la Lancia Delta S4 non va confusa con la Lancia Delta. La seconda è appartenuta al Gruppo A. Nacque appunto dallo sviluppo della prima. La Lancia Delta S4 non vinse nessun campionato mondiale di rally mentre la Lancia Delta ne vinse sei, ma solo perché il gruppo B fu chiuso appena 13 mesi dopo che la Delta S4 iniziò ad essere utilizzata per corse di rally.




giovedì 6 ottobre 2011

"Stay Hungry. Stay Foolish"


"Siate affamati, siate folli" Steve Jobs.   

E’ morto un grande uomo.
La sua fama, ormai mondiale, rimarrà in vita per molto tempo.
Le grandi innovazioni immesse sul mercato da Apple sono frutto suo e dei suoi collaboratori più stretti che hanno creato un brand senza competitori veri.
Il Macbook di colore bianco quando tutti i pc erano neri, il computer fisso disponibile in vari colori, l’alluminio come materiale per pc, l’unibody per creare un design unico nel suo settore. 
Ma le innovazioni sono anche in molti altri particolari: lo schermo con il sensore per la luce esterna che varia la luminosità in base al tipo di luce che c’è nell’ambiente in cui si lavora, la tastiera retro illuminata che permette di lavorare anche al buio, il sensore laterale per vedere la carica della batteria anche quando il Macbook è spento, una batteria con una durata, nel tempo, elevata. 
Basti pensare che dopo tre anni, il macbook che utilizzo ha ancora tre ore di autonomia a buoni livelli di utilizzo.

Per non parlare poi della vera arma vincente: creare un computer in cui chi si occupa di software è la stessa impresa che si occupa di hardware: la Apple. Forse questa è la vera marcia in più. Qui non si parla di hardware compatibili, qui il software è sviluppato per un solo tipo di hardware, quello della Apple. 
Qui chi si occupa del design del computer è lo stesso che si occupa di montare l’hardware interno riuscendo così a far entrare in molto poco spazio tutto ciò che gli altri fanno entrare nel doppio dello spazio.
L’unione tra sviluppo hardware e software ha creato quell’efficienza per cui i computer Apple sono famosi: crack quasi inesistenti e possibilità di lavorare al meglio con tecnologie hardware con le quali gli altri competitors fanno solo qualcosa di funzionale.
Alla Apple si costruisce qualcosa di estremamente funzionale. 
Voglio sottolineare appunto che i  vari prodotti Apple non presentano hadware più potenti dei loro competitors anzi spesso montano la stessa ram, gli stessi HD o le stesse schede grafiche, ma avendo uno sviluppo software integrato, riescono a sfruttarlo al meglio.

Oggi il gap si è forse ristretto, l’ Ipad ha dei buoni avversari, lo stesso vale per l’Iphone. Ma nel campo dei computers fissi e portatili la differenza è ancora netta. Al di là di questo, i prodotti della Apple si sono da ormai 15 anni posizionati bene sul mercato per la capacità che l’azienda ha di intercettare le esigenze del mercato prima degli altri. Basti pensare che Jobs lanciò il primo tablet alla fine degli anni ’80, quando era uscito dalla Apple, senza riscuotere nessun successo. Poi quando ci ha riprovato, come CEO di Apple, ha aperto un mercato praticamente nuovo.
Complimenti a Steve Jobs e alla Apple per il lavoro svolto fino ad oggi.
Nella speranza che ci siano più aziende capaci di posizionarsi sul mercato così bene.

P.s.
L’opinione è comunque quella di una persona che ha avuto come primo computer nel 1995 un Machintosh fisso a colori, con floppi disk, e microfono esterno. Roba da archeologia informatica.

Di seguito il suo discorso all'Università di Stanford del 12 giugno 2005.