"Datemi qualsiasi cosa a motore e io ve la porterò al limite" Gilles Villenueve

giovedì 10 maggio 2012

Politica economica italiana

Questa sera, dopocena, mi sono fermato a parlare con mio nonno, dopo aver preparato insieme a lui la mtb prima dell'uscita di domani. Anzi a onor del vero va detto che spesso è lui che parla e io che ascolto e prendo appunti. 
Abbiamo parlato dell'Italia dal dopoguerra fino agli '90, passando per la trasformazione dell'economia dal settore agricolo a quello industriale, ne abbiamo parlato come siamo soliti fare: calandoci nelle situazioni reali, nelle situazioni particolari, nel vissuto di ogni giorno. 
Siamo partiti dal vino, forse a causa di una mia domanda relativa a qualche oggetto che ho visto in garage e di cui non conosco l'uso o forse così senza nemmeno volerlo abbiamo preso questa piega. 
Abbiam parlato di botti del vino, del bottaro Alberto Farnetti di Oriolo Romano, detto Berto il bottaro e delle cavolette. 
Le cavolette da quel che mi racconta mio nonno, sono le cantine. Vengono chiamate cavolette  solo nel momento in cui vengono aperte al pubblico. Negli '60 avere una cavoletta, meglio conosciuta come fraschetta, in un paese come Oriolo era abbastanza diffuso. A Cervetri se ne contavano aperte negli anni più floridi della vendemmia ben 11.
Ma quasi mai erano aperte tutte nello stesso periodo: vigeva un accordo tacito tra i vari proprietari di cantine che si accordavano sui periodi e i giorni in cui rimanere aperti in modo da non farsi troppa concorrenza a vicenda, quindi ci si organizzava in modo informale con un principio di rotazione.
Nelle cavolette si vendeva esclusivamente vino e esclusivamente nella misura di mezzo litro. I proprietari della cantina erano gli stessi che avevano lavorato nelle vigne e avevano fatto la vendemmia. Era un modo, sottolinea mio nonno, per rendersi autonomi dalle osterie e da filiere di vendita che schiacciavano il prezzo del vino al litro troppo al ribasso. 
Insomma un esempio classico e perfetto di filiera corta, anzi cortissima, di produzione biologica e a km zero.  
L'unico capitale fisso che serviva per aprire una cavoletta erano le botti per il vino acquistate rigorosamente da Berto, dei bicchieri, le brocche da mezzo litro, qualche tavolaccia con panche per far sedere le persone e ovviamente il vino, nel caso di mio nonno un 13 gradi rosso di cui ora non ricordo il tipo di vigneto. Insomma chiunque poteva svolgere un'attività simile, bastava avere una vigna: in questo caso ce ne erano due: una a S. Janni e una in strada della Fontanella, dove oggi io abito. E anche quelle avevano bisogno di tempo per essere lavorate: nelle annate migliori le vigne producevano 1500 litri di vino.
Per aprire una cavoletta bastava una licenza che autorizzava il proprietario ad aprire per un determinato periodo dell'anno.
La cavoletta apriva solitamente dopocena, ovviamente il pub o l'enoteca non esisteva (a Oriolo non esistono ancora ad oggi), e il posto locale dove bere vino era solamente questo. A pochi passi da casa, senza spostarsi ci si ritrovava a parlare, a fare comunità.
Mio nonno era alla cassa, mi racconta che lui per lavorare alla cavoletta a via Sant'Anna doveva prendersi in alcuni giorni qualche ora di permesso dal lavoro. In quegli anni iniziò a lavorare come dipendente alla Peroni nello stabilimento di Roma.
Iniziava infatti in quel periodo storico il passaggio di molti lavoratori dal settore primario al secondario.

Passarono poi gli anni '60 e la cavoletta fu venduta così come una delle due vigne: quel modello di società stava cambiando, si stavano imponendo altri ritmi di lavoro e altri modelli di produzione.. ma questa è un'altra storia.

Ma il mio bisnonno, il reale proprietario della cavoletta, quando mio nonno costruì la sua casa qualche anno più tardi, riuscì a far costruire, nel muro del garage, un pilastro in cemento armato in più. Ma in posizione orizzontale a circa due metri da terra. Sotto questo, dei mattoni solo appoggiati tra loro e non fissati: quando chiunque dei suoi pronipoti avesse voluto riaprire una cavoletta avrebbe trovato già la porta aperta per  aprire una nuova cantina…



2 commenti:

  1. Bellissimo, i miei nonni mi mancano, ma forse i loro racconti di più...

    Non si potrà tornare a un'economia di quel tipo,chi ci prova ci riesce solo in alcune realtà, con fatica... un pò come i tartufi... solo qualche terra li regala...

    ; )

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  2. Non posso che condividere!
    Non ci resta quindi che trovare quel modo di mettere insieme quelle particolarità passate e riproporle con nuove forme e nuovi schemi. Sicuramente questa sarà una sfida che ci vedrà attori principali.

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